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2013

Massimo Campigli - Catalogo Generale

30/10/2013 - 18/01/2014

Dal Lunedì al Sabato  dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19




Artisti esposti: MASSIMO CAMPIGLI

Dal 30 ottobre è disponibile presso la Galleria Tega di Milano, il catalogo generale in due volumi dell’opera di Massimo Campigli a cura dell’Archivio Campigli con la collaborazione della Galleria Tega. Il catalogo, pubblicato da Silvana Editoriale, contiene il contributo critico dei principali studiosi dell’artista, nato a Firenze nel 1895, che indagano sul suo straordinario percorso creativo dalle prime prove giovanili fino al 1971, anno in cui l'artista scompare a Saint-Tropez.  Nella circostanza emerge dapprima l’influenza di Léger e di Picasso ammirati e studiati durante la permanenza a Parigi dove giunge nel 1919 in qualità di inviato del “Corriere della Sera”. L’abbandono della pittura post-cubista matura nel 1928 allorché egli rimane folgorato dalla visione dell’arte etrusca ospitata a Villa Giulia in Roma. Questo caratteristico imprimatur, espresso in particolare dalle enigmatiche figure femminili che da allora popoleranno i suoi dipinti da risolversi negli ultimi anni in una progressiva e quasi geometrica essenzialità, lo accompagnerà per tutto il resto della vita preservandolo da ogni tendenza e da ogni moda. Per celebrare e accompagnare degnamente l’evento la Galleria Tega, allestisce una mostra di opere scelte di Massimo Campigli fino al 18 gennaio 2014.
Tra le opere spicca “Donna sul balcone”, un olio del 1931, concepito ancora nel clima degli “Italiens de Paris”, dove emerge il tratto arcaico della figura compresa in uno spazio angusto che le fa da cornice. Invece le “Due attrici” del 1946-47 sono sorprese in un colloquio di sguardi immersi nel mistero dell’arco teatrale che le avvolge con una ritmica moltiplicazione di sagome. Il medesimo ritmo compositivo riguarda “Garden Party” del 1953-58 dove le protagoniste vengono inserite sulla scena alla stregua di note musicali da sistemare adeguatamente su un pentagramma: le silhouette e gli ombrellini conquistano la scena accompagnati dall’armonia complice di sguardi che attendono di essere percepiti, accolti e interpretati dall’animo di chi li osserva. Infine la “Danzatrice bianca” del 1960 appare come un luminoso ectoplasma uscito dal riquadro dove ha lasciato un’altra impronta di sé. Ritaglia per noi il sogno di una forma essenziale come succede all'anfora che conserva nel suo profilo una ancestrale memoria di femminilità. 
E questo è solo un assaggio dei capolavori distillati sulle pareti della galleria mentre la storia completa delle immagini è da sfogliare e da assaporare pagina dopo pagina nei due tomi che hanno appena visto la luce dopo un rigoroso e complesso lavoro editoriale lungo 952 pagine.